Enrico Arcelli e quella dedica dei podisti varesini
Le gare di domenica 25, intorno al lago di Varese, sono intitolate a uno dei più grandi personaggi espressi dallo sport cittadino
Domenica 25 settembre gli sportivi per eccellenza, quelli dell’atletica, che possono celebrare la loro grande storia con l’antico rito delle Olimpiadi, correranno attorno al lago di Varese per ricordare Enrico Arcelli, medico milanese trapiantato nella nostra città, quieto, preparatissimo, innovatore anzi rivoluzionario del calcio nel quale ha introdotto, proprio con il nostro Varese più di 40 anni or sono, la scienza della preparazione atletica.
Anche grandi allenatori e una miriade di giornalisti all’inizio lo deridevano, ma poi si ricredettero quando i ragazzi di Arcelli cominciarono a filare come schegge e con il loro ritmo alla fine “mettevano sotto” avversari ammirati per la tecnica ma non inclini a correre per 90 minuti.
Studioso e grande divulgatore – ha scritto una quindicina di libri – Arcelli ha legato il suo nome alle imprese di molti sportivi, tra i quali ricordiamo Moser e Zanardi, ha raggiunto fama internazionale e grandi club italiani lo vollero come consulente perché davvero era enciclopedico, tutto sapendo infatti sulla corretta crescita, l’allenamento e l’alimentazione di un atleta.
Diventato un riferimento nazionale, non volle mai abbandonare Varese, dove si era trasferito dalla natia Milano dopo il matrimonio con una nostra concittadina.
La sua presenza fu davvero benefica per la nostra gioventù e si può dire che con il tempo Enrico Arcelli abbia fatto andare di corsa la nostra comunità, nella quale ancora oggi non si contano gli appassionati di atletica, della maratona, della “corsa lenta”, dell’attività motoria in genere, tutti coinvolti dal verbo di Enrico.
Qualche rischio non mancava per chi correva per migliorare la propria salute: una domenica mattina ero in Pronto Soccorso per il primo controllo giornaliero quando a distanza di dieci minuti l’uno dall’altro arrivarono parecchi podisti, tutti morsicati da un cane lungo un sentiero alla Rasa. Abituato alla più assoluta tranquillità il cane aveva deciso di punire i bipedi che in maglietta e mutande sfrecciavano, disturbandolo, davanti a lui.
Meno che per i morsicati fu un episodio divertente che offrì l’occasione a Enrico, comunque molto solidale con i suoi discepoli, di approfondimenti su scatti e accelerazioni durante l’impegno agonistico.
Medico, è stato un grande uomo di scienza e di sport che ha lavorato in silenzio e con grande profitto per la salute di tutti, non solo per quella degli sportivi.
È molto bello che il suo mondo e la sua gente di casa oggi lo ricordino, lo facciano conoscere ai più giovani recuperando per un giorno appunto quel tesoro di cultura, umanità, modestia e capacità di servizio che è stato Enrico Arcelli.
Ancora una volta la memoria più autentica e sincera della nostra comune vicenda è coltivata e difesa dagli sportivi.
Durerà di più nel tempo perché viene da cuori e menti sinceri.
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