Parere negativo alla scarcerazione di Binda
Il cinquantenne di Brebbia condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio Lidia Macchi. Così la Procura generale dopo le richieste dei difensori

Semaforo rosso alla scarcerazione di Stefano Binda, il cinquantaduenne di Brebbia in carcere perché condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio, nel 1987 di Lidia Macchi.
Ieri, giovedì, il procuratore generale Gemma Gualdi ha depositato presso la Corte d’Assise d’Appello di Milano il parere negativo all’istanza di scarcerazione presentata qualche giorno fa dai difensori Sergio Martelli e Patrizia Esposito.
I due legali varesini avevano in una quindicina di pagine documentato la decadenza dei tre requisiti legati alle “esigenze cautelari” alla base della custodia cautelare in carcere, dove Binda è rinchiuso dall’inverno 2016: si tratta del pericolo di fuga, dell’inquinamento delle prove e della possibilità che possa reiterare il reato se rimesso in libertà.
Elementi che secondo gli avvocati dell’imputato verrebbero meno. Non è d’accordo la pm che ha rigettato col suo parere questa richiesta.
Resta invece attesa la fissazione della data di celebrazione del procedimento di secondo grado, sempre a Milano.
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