«Troppa burocrazia, investirò in Svizzera»

La storia della Cumdi, azienda di Giuseppe Niesi 35 dipendenti. «Mi manca lo spazio per lavorare e i Ticinesi si sono fatti avanti»

Avarie

Nei giorni scorsi alcuni signori hanno suonato il campanello di un’azienda di Germignaga del settore metallurgico di precisione, la Cumdi.

Al citofono c’era il collaboratore scientifico per lo sviluppo economico del Governo Ticinese di Bellinzona.

Motivo: proporre un elenco di luoghi adatti ad installare una seconda attività produttiva, produzione simile a quella oggi realizzata in Italia.

Una storia che ha a che fare da un lato col dinamismo d’oltreconfine nell’attrarre investitori e dall’altra frutto di un intoppo legato alla scadenza di una convenzione fra un privato e un ente.
Un passo indietro.

Eravamo stati anni fa a raccontare questa azienda all’avanguardia, con progetti legati alla purificazione delle acque e con spogliatoi che addirittura facevano sgranare gli occhi ai visitatori tedeschi che si recavano in azienda per affari.

Già allora il proprietario, Giuseppe Niesi, spiegava della necessità di nuovi spazi. Spazi trovati in un paese non molto distante, Cugliate Fabiasco, per coronare una volontà precisa di questo imprenditore cioè di non voler «scappare» dagli svizzeri: «Io resto in Italia, il mio paese è questo», disse. Così la decisione di cercare un posto dove creare una seconda unità produttiva.

«Abbiamo acquistato un’area di 27 mila metri quadrati di cui il 47% edificabile (con 11 mila metri coperti): volevamo restare in Italia. Ma le circostanze ci hanno impedito di andare avanti. Abbiamo speso in tutto 314 mila euro fra acquisto del terreno da un privato, studi di architettura, bonifica del terreno, e addirittura rilievi geologici per sondare il terreno. Poi tutto si è bloccato per via di una convenzione fra il Comune e il privato che ci ha venduto l’area. Convenzione che imponeva opere di urbanizzazione che per noi in così poco tempo era impossibile realizzare. E così la convenzione ora risulta scaduta e non possiamo più costruire nulla».

Così il progetto della “Cumdi2“ – chiamiamola così, uno stabilimento per la lavorazione del metallo duro – si è fermato.

Almeno per la parte italiana. Poiché i contatti degli ultimi giorni con le autorità Svizzere aprono nuovi scenari. L’investimento per realizzare la nuova unità produttiva – si parla di 3 milioni – fa molta gola oltreconfine.

«E il responsabile dell’ufficio economico ha detto che hanno un database da consultare e da proporre alle aziende – ha spiegato l’imprenditore Niesi – . Se l’affare andrà in porto nel giro di un anno contiamo di assumere una trentina di persone. Il Cantone inoltre ci mette nelle condizioni di darci agevolazioni. Gli svizzeri ci hanno aperto le porte del Paradiso».

Un’occasione persa. Ma che dice il sindaco di Cugliate Fabiasco Angelo Filippini? «Su questo argomento sono state spese molte parole e prima di parlare voglio rivolgermi ai legali», esordisce il sindaco. «Posso confermare che la convenzione in questione risulta scaduta. E che quando una convenzione scade, di solito se ne può fare un’altra».

Il terreno acquistato dalla Cumdi – che si trova lungo la strada statale della Valganna non distante da un distributore di benzina – resta comunque di proprietà dell’azienda: «Vedremo cosa fare – conclude Niesi – ma per ora l’unica soluzione che vediamo sta in Svizzera».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 26 Giugno 2019
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