Ciclocittà chiede la riapertura delle ciclabili

“Sono assimilabili ai parchi pubblici che riapriranno il 4 maggio“. Nel mirino l'ordinanza della Provincia

la pista ciclabile cuveglio - rancio valcuvia

Le ciclabili della Provincia vanno riaperte, lo chiede Fiab Ciclocittà, associazione a cui aderiscono numerosi di ciclisti del Varesotto che chiede la revoca dell’ordinanza della Provincia di Varese n° 266 del 30.04.2020 che stabilisce l’interdizione e la chiusura delle piste ciclabili di competenza della Provincia a tempo indeterminato con motivazione legata alla situazione di emergenza sanitaria Covid 19 (immagine di repertorio).

I motivi della richiesta? Eccoli: “Le ciclabili (o ciclopedonali) sono spesso usate da lavoratori per il percorso BiketoWork e da cittadini per spostamenti necessari, per evitare i maggiori pericoli delle strade con traffico promiscuo, e in questo senso fanno parte a pieno titolo del sistema viario generale;
anche quando le ciclabili sono usate per attività ricreative non possono essere considerate impianti sportivi a rischio di assembramenti, e sono piuttosto equiparabili ai parchi pubblici, che dal 4 maggio saranno aperti in
tutte le città; è dimostrato che il contagio avviene sopratutto in luoghi chiusi (case private, luoghi di lavoro, luoghi di cura) e non in luoghi aperti come le piste ciclabili; riteniamo improbabili gli assembramenti sulle ciclabili vigente il divieto di trasporto della bici in auto per motivi ludici e l’attuale diffusa consapevolezza tra i cittadini della pericolosità del virus Covid 19 e di comportamenti impropri“.

E non solo: “Un controllo delle attività presenti nelle ciclabili potrebbe essere sostanzialmente demandato ai cittadini utenti, e le Forze dellʼOrdine potrebbero garantire l’intervento solo nel caso di necessità di reprimere comportamenti scorretti, su segnalazione. Piste Ciclabili deserte risulterebbero ben più attrattive ‐ per soggetti con scopi non leciti ‐ rispetto a Piste normalmente frequentate. In definitiva da lunedì 4 maggio secondo l’ordinanza 266 del 30.04.20 potrebbe configurarsi il seguente caso: il lavoratore che usi la bici nel percorso casa‐lavoro se fermato su una pista ciclabile ‐ da forze di Polizia dedicate al controllo della stessa ‐ da lui utilizzata per maggiore tutela dai rischi di percorrenza della strada ordinaria, si vedrebbe contestata la violazione dell’art.650 del Codice Penale (=inosservanza di provvedimento di Autorità Competente) che prevede la pena di arresto sino a tre mesi“.

“Per quanto sopra, condividendo il comune impegno al contrasto alla diffusione del virus, giudichiamo questa ordinanza priva di ragione di essere e anzi potenzialmente nociva alla incolumità ed al benessere dei cittadini“.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Maggio 2020
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  1. Avatar
    Scritto da serse

    Condivido pienamente quanto scritto e richiesto da Fiab Ciclocittà.
    Hai Funzionari della Provincia dico e chiedo di muoversi a decidere in forma corretta e nel rispetto delle regole emesse dal Presidente del Consiglio Italiano.

  2. Avatar
    Scritto da gbal

    Direi che tenerle chiuse dopo che è stata data la possibilità a grandi e piccini di fare attività motoria all’aperto nella propria Regione è un nonsenso perchè si costringerebbe il ciclista a muoversi su percorsi paralleli ma nel rischio del traffico automobilistico. Quanto all’affollamento, oltre al contare sul buonsenso degli utenti finora ben dimostrato malgrado il rigore dei provvedimenti, potrebbe essere controllato da pattuglie preposte a questo con o senza ausili tecnologici (droni, TLC, ecc).
    Inoltre, da sempre, sole, aria pura e aperta e movimento sono una valida medicina.

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