Travedona Monate
In memoria di Pasolini il film “La macchinazione” al S. Amanzio di Travedona
Il film di David Grieco scava a fondo nel mistero che si consumò al lido di Ostia quella tragica notte del 2 novembre del 1975, in cui la politica si lega alla strategia della tensione, al furto delle bobine di “Salò” e con la scrittura di “Petrolio”
La sera di domenica 2 novembre alle 21:00 al cinema S. Amanzio di Travedona verrà proiettato il film La macchinazione di David Grieco. L’evento è a ingresso gratuito ed è organizzato dal Comune.
Il 2 novembre è l’anniversario dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi intellettuali del ‘900, capace di leggere in anticipo gli sviluppi e i cambiamenti della società italiana. Alla cerimonia funebre, così si espresse lo scrittore Alberto Moravia: «Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro».
«Un delitto politico»
Quello di Pasolini fu delitto “politico”. Questa è la tesi che avanza il film di David Grieco. Un’opera, quella di Grieco – già aiuto regista di Pasolini – che più di ogni altra scava a fondo nel mistero che quella tragica notte del 2 novembre del 1975 si consumò al lido di Ostia. Pasolini non fu certamente vittima di un litigio con un “ragazzo di vita”, quale Pino Pelosi era, per motivi sessuali. Pelosi, reo confesso, venne condannato per l’omicidio di Pasolini, ma già nel maggio 2005, nel corso di una trasmissione televisiva Rai, ritrattò la propria confessione e si dichiarò non colpevole. Pelosi sostenne che furono altre persone a commettere il delitto; però non si spinse oltre, non rivelandone, per paura, l’identità.
“La macchinazione” è l’opera cinematografica ideale – tra i tanti film sull’assassinio di Pasolini -, per chi vuole capire a fondo come sono andate le cose, anche se una buona dose di mistero resta. Interpretato magistralmente da un sorprendente Massimo Ranieri, che ha dalla sua una particolare somiglianza con il poeta di Casarsa, il film unisce sapientemente le varie ipotesi sul movente che avrebbe spinto gli assassini ad eliminare un testimone scomodo come Pasolini. La politica s’intreccia con la strategia della tensione, il furto delle bobine di “Salò” con la scrittura di “Petrolio” (le ultime due opere incompiute e maledette) in una trama avvincente dove la realtà sembra superare l’immaginazione, fin tanto da scoprire il mistero del complotto che potrebbe avere provocato la morte di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni precipitato nel 1962 con il suo aereo nella campagna pavese di Bascapè.
Addirittura ipotizzando che quel complotto sarebbe stato orchestrato con la copertura di organi dello stato, e poi occultato in un intreccio di omertà e depistaggi pronti a ricompattarsi ogni volta che, nella storia del paese, qualcuno minaccia di rivelarne il segreto. Per questo motivo sarebbe sparito nel nulla a Palermo il giornalista Mauro De Mauro, eliminato in circostanze misteriose durante le riprese d “Il caso Mattei” di Francesco Rosi. Per questo motivo lo scrittore Pier Paolo Pasolini, ucciso ufficialmente in una lite tra “froci”, sarebbe vittima di un agguato studiato a tavolino. Come si legano i tre delitti? “La macchinazione” ce lo spiega, perché di macchinazione si tratta.

