Anche a Varese studenti e ricercatori sul tetto dell’università
Nelle stesse ore in cui in Parlamento la riforma universitaria prosegue come una via crucis anche a Varese va in scena la protesta contro la “mortificazione della scuola pubblica”
«La riforma Gelmini mortifica la ricerca e l’insegnamento universitari, la sua approvazione contribuirebbe al declino culturale ed economico del nostro paese».
Nelle stesse ore in cui in Parlamento la riforma universitaria prosegue come una via crucis, e nelle principali città va in scena la protesta del mondo studentesco e universitario, anche a Varese studenti ricercatori e docenti sono saliti sul tetto dell’università per bloccare la “mortificazione della scuola pubblica”.
Riunito dalle 10 di mattina nel piazzale d’ingresso della sede di via Ravasi il movimento di protesta si è poi “arrampicato” lungo le scalinate che portano al tetto dell’edificio, dove sono stati appesi striscioni contro la riforma e scanditi slogan davanti ai curiosi che osservavano dal piazzale del teatro Apollonio.
Con un caschetto antinfortunistico in testa e una targa commemorativa per la “defunta” università pubblica, i manifestanti hanno voluto dal tetto della loro università gridare la loro preoccupazione: «cronico sottofinanziamento degli atenei, ulteriori tagli per milioni di euro, lunghissimi anni di precariato per chi dedica la propria vita alla ricerca. Il Governo ci prospetta la logica dell’usa e getta, noi ci ribelliamo».
Una delegazione, guidata dal professore Marco Cosentino, ha invece incontrato il rettore Renzo Dionigi per investire ufficialmente l’università delle preoccupazioni del mondo accademico. Al rettore è stata consegnata una lettera del coordinamento nazionale dei professori associati con la quale si chiede ai rettorati di minacciare, e nel caso rassegnare, le proprie dimissioni di fronte alla prosecuzione dell’iter di approvazione della riforma universitaria.
Sempre nel documento consegnato al rettore viene chiesto all’università di uscire dalla Crui, la rappresentanza delle università italiane, “venuta meno al suo mandato statutario di rappresentazione e divenuto strumento della politica governativa”.
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