Il digitale e il nuovo umanesimo

Primo appuntamento del corso della Diocesi di Milano sulla comunicazione. Il nostro direttore era tra i relatori insieme a Luciano Fontana del Corriere della sera, Michele Brambilla, Massimo Bernardini, giornalista e conduttore Rai, monsignor Dario Edoardo Viganò, monsignor Paolo Martinelli e Nino Ciravegna

Il comunicatore

“Nel virtuale cerchiamo l’uomo reale e allora può fiorire un nuovo umanesimo”.  La frase di Fra Paolo Martinelli, vescovo ausiliario, pronunciata in chiusura del suo brillante intervento, aiuta a capire il taglio molto positivo e profondo che l’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Milano, ha dato al corso di formazione dal titolo «La parrocchia comunica. Seconda parte: gli strumenti di comunicazione».

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Sabato 5 marzo, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha preso il via il nuovo corso per comunicatori parrocchiali. Il primo appuntamento era  aperto anche ai giornalisti non iscritti a tutto il progetto. La sala era stracolma con oltre 300 persone e il tema centrale era Parlare locale, agire globale. Argomenti molto centrali anche del festival varesino Glocalnews e don Davide Milani, conduttore del corso e responsabile della Comunicazioe della Diocesi di Milano e direttore della Rivista del Cinematografo, lo ha più volte rimarcato.

Si è parlato del comunicatore, della sua etica, delle sue doti umane e spirituali grazie agli interventi di protagonisti di primo piano del settore, quali Luciano Fontana, direttore del Corriere della sera, Massimo Bernardini, giornalista e conduttore Rai, monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto per la Comunicazione della Santa Sede, e alle riflessioni spirituali di monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare e vicario episcopale della Diocesi, su «Nuovi media, nuove virtù e peccati». Oltre a loro hanno portato il loro contributo anche i direttori di tre media locali: Michele Brambilla (Gazzetta di Parma), Nino Ciravegna (Noi Brugherio) e Marco Giovannelli (VareseNews).

Massimo Bernardini, volto noto della Rai, aveva il compito di raccontare cosa sia autentico nella comunicazione. “Il narcisismo e il potere sono i pericoli maggiori per chi fa giornalismo. Dobbiamo guardarci dall’aver un rapporto stretto con queste due realtà”.

Per Don Diego Viganò basterebbe parlare di professionalità prima ancora che di etica e deontologia. Il suo discorso ha preso a grandi mani dalla Sacra scrittura. “Il pastore è responsabile e non deve impossessarsi del gregge. Il potere dei media è creare cornici interpretative e spesso non si mette sul tavolo l’informazione completa”.

Il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, ha raccontato le evoluzioni del suo lavoro a partire dal rapporto tra la carta, il web e i social. “Stare sui social è un mestiere difficile e i canoni comunicazione vengono saltati. Malgrado questo non bisogna aver paura del lettore digitale anche se le dinamiche di questo mondo spesso ci sono estranee”.

Fra Paolo ha affrontato un tema molto delicato riguardo ai nuovi peccati e alle nuove virtù nell’era digitale. Per Monsignor Martinelli “oggi ciò che è virtuale è reale e c’è un cambiamento d’epoca con i new media. È vero che questo ha prodotto una velocità a cui non siamo abituati e il rapporto tra desiderio, tempo e godimento con il digitale può ferire il desiderante.  Se nel virtuale cerchiamo l’uomo reale può fiorire un nuovo umanesimo”

Michele Brambilla, da poco direttore della Gazzetta di Parma, è partito da un aneddoto che ben spiega cosa sia un giornale locale. “Se non vai sulla pagina dei necrologi a Parma non sei morto. Sono convinto che più crescerà il digitale più ci sarà bisogno dei giornali locali per la comunità”.

Nino Ciravegna  di Noi Brugherio ha raccontato l’esperienza della guida di un settimanale iperlocale che parte dalle scelte dei lettori per decidere cosa pubblicare.

Il nostro direttore Marco Giovannelli ha chiuso gli interventi. “Per un giornale locale il rapporto con la propria community è vitale. Il giornale è, infatti, espressione di un territorio e può raccontarlo soltanto se lo conosce, se sa ascoltare i cittadini che lo vivono, i soggetti portatori di interessi come le imprese, le associazioni e le istituzioni. I social contano moltissimo nella relazione con la community, ma il rapporto con i lettori non può limitarsi a queste potentissime piattaforme, che sono esterne al giornale. Con il lettore dobbiamo avere una relazione forte, facendolo sentire a casa quando legge la nostra testata”.

IL CORSO
Il corso per comunicatori parrocchiali ha una struttura modulare: la prima parte si è tenuta nel marzo 2015. Dopo l’appuntamento del 5 marzo, sono previsti altri cinque incontri che si svolgeranno, dalle 9.30 alle 13, nei sabati 12 e 19 marzo, 2, 9 e 16 aprile. L’interesse per l’iniziativa è altissimo: già bissata la quota di 160 iscritti dello scorso anno. Ad attenderli 34 qualificati relatori e tante comunità cristiane che aspettano «ministri» formati per comunicare con i media la «Buona notizia» a ogni uomo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Marzo 2016
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