I legali di Binda: «La sentenza è una forzatura»
Lidia Macchi, le motivazioni per l’ergastolo al cinquantenne di Brebbia secondo una primissima valutazione dell’avvocato Patrizia Esposito

«Non condivido niente di questa sentenza che non ha tenuto in nessuna considerazione le argomentazioni difensive e che ha forzatamente deciso per una condanna».
A bocce ferme, da una prima, primissima lettura delle motivazioni l’avvocato Patrizia Esposito, uno dei due difensori di Stefano Binda (l’altro è Sergio Martelli) si esprime così, dopo i 90 giorni trascorsi dal deposito dei ragionamenti che hanno portato i giudici della Corte d’Assise di Varese a decidere per l’ergastolo.
«I motivi di questa totale assenza di condivisione li esprimeremo quando ci sarà data la possibilità di farlo», quindi in appello.
Per il ricorso in secondo grado c’è tempo fino a 45 giorni dalla data di deposito della sentenza, avvenuta lo scorso 23 luglio, lunedì. Tenendo conto dei 30 giorni di stop dettato dalla pausa estiva è tecnicamente possibile arrivare all’autunno per la richiesta d’appello a Milano, «ma noi la presenteremo prima», chiosa Patrizia Esposito.
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