Pro Patria, una società con molte “ombre”

Proviamo a ripercorrere le tappe che hanno portato alle combine di Mauro Ulizio alla Pro Patria

Pro Patria

La Pro Patria da qualche giorno occupa le prime pagine dei giornali per il caso calcioscommesse, anche se rimane ancora da chiarire il ruolo dei dirigenti bustocchi, che con una nota ufficiali si sono dichiarati «estranei ai fatti».

Ma analizzando la situazione proviamo a capire come si è arrivati a questo punto: Vavassori, che continua a rimanere patron e a mettere i soldi per pagare calciatori e spese societarie, da due anni ha messo la società in vendita e cerca di “liberarsi” della Pro.

Le condizioni del patron però sono state chiare da subito: «600 mila euro della fideiussione o nessun contatto per la cessione del club».

Mauro Ulizio a questo punto, come emerso anche dalle intercettazioni, avrebbe avuto la “fiducia” di Vavassori portando subito in causa una somma di denaro – 480 mila euro -, ma rimanendo sempre nell’ombra e tirando i fili da dietro il palco di questo squallido teatrino.

Da questa posizione “nascosta” Ulizio ha potuto agire in libertà, muovendo prima di tutto i giocatori a suo piacimento. Da direttore generale del Monza, ha dapprima portato in biancoblu Candido e Terrani – ancora regolarmente in rosa e protagonisti in positivo della stagione -, Anderson (da gennaio al Chievo, in serie A, quasi misteriosamente)  e il figlio Andrea (da gennaio al San Marino), chiudendo poi anche con gli altri due “complici”, il difensore Gerolino – anche lui “scappato” a gennaio – e il portiere Melillo, che si sarebbe pentito tirandosi indietro dal giro scommesse, continuando così a giocare con la Pro Patria  fino alla fine del campionato, risultando peraltro protagonista con buone prestazioni.

Dopo la squadra, Ulizio (nella foto di Roberto Blanco) ha iniziato a sistemare la dirigenza. Il primo arrivo è stato Fabio Tricarico (che dalle intercettazioni dimostra scarso interesse per quello che succede in campo e nello spogliatoio), mentre viene allontanato poco a poco Filippo Antonelli, che iniziò la stagione al fianco di Oliveira, ma fu emarginato.

La ciliegina sulla torta di Mauro Ulizio è stata la scelta dell’allenatore Marco Tosi, ostacolato sin dal primo giorno dai tifosi come “amico di Ulizio”. Evidentemente la piazza di Busto Arsizio non si sbagliava. Dopo Oliveira e Monza, a inizio dicembre 2014 la guida della squadra fu data in mano proprio all’allenatore toscano, che da subito ha iniziato a mettere in pratica il piano del direttore ombra.

Nei due mesi scarsi sulla panchina della Pro Patria, Marco Tosi ha raccolto un punto in sei partite, secondo le indagini “truccandone” tre: la prima contro la Cremonese, poi la trasferta di Sassari contro la Torres e la sconfitta interna contro il Pavia. L’unico punto è stato l’1-1 contro il Monza, proprio l’ex squadra di Ulizio.

Alla fine di gennaio, Vavassori probabilmente sente puzza di bruciato, mette alle strette Mauro Ulizio chiedendogli di uscire allo scoperto o andare via. Il dirigente sardo decide così di abbandonare la Pro Patria – passata poi temporaneamente a Carlo Filippi – lasciandosi però dietro un polverone sollevato in questi giorni.

Francesco Mazzoleni
francesco.mazzoleni@varesenews.it
Sport e Malnate, passione e territorio per comunicare e raccontare emozioni
Pubblicato il 21 Maggio 2015
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