“Fermate il recupero del Calzaturificio Borri”

Busto a Sinistra presenta le sue opposizioni al piano di recupero dell'area: "Non è una vacca da mungere per qualche soggetto privato"

calzaturificio borri

Perdita della memoria storica, incertezze sulle nuove destinazioni, rischi per il verde e dubbi sull’impatto della viabilità. E’ per questi motivi che Busto a Sinistra chiede di fermare il piano di recupero del Calzaturificio Borri.

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Calzaturificio Borri: degrado e abbandono 4 di 35

L’amministrazione ha infatti avviato un progetto per recuperare l’area con un investimento complessivo di almeno 12 milioni di euro da dilazionare in tre fasi: “Un non piano -attacca Busto a Sinistra- che per l’area privata lascia aperte tutte le opzioni riguardo sia alle destinazioni sia alla tipologia di intervento e viene perfino prevista la possibilità di localizzare nell’area pubblica gli standard urbanistici (per esempio i parcheggi) relativi ai nuovi insediamenti del privato”.

Proprio per queste ragioni il movimento ha presentato una serie di opposizioni progetto dal momento che “per la parte pubblica le prospettive sono aleatorie, e tutte vincolate a interessi di natura privata”. Buona parte dei finanziamenti “dipendono dalle scelte che farà il privato proprietario del 25% dell’area” e dalla ricollocazione “di diritti volumetrici di proprietà comunale che, con la crisi che c’é, non comprerà nessuno”. Dunque, secondo il movimento che unisce le esperienze di Manifattura Cittadina, Sel e Partito Comunista “l’operazione del Borri andrà in porto solo a condizione di consentire la cementificazione di altre aree della città”.

Inoltre la previsione di realizzare un edificio per attività e funzioni di interesse pubblico utilizzando 3.090 metri quadri viene giudicata insufficiente sia perchè essendo “pari al 20% dell’area di proprietà pubblica, pregiudica la possibilità di restituire un’area verde di dimensioni non ridicole a una parte di città che soffoca nel cemento e nello smog” e anche perché “in questo caso tutte le opzioni sulle possibili funzioni restano aperte ma l’idea della giunta traspare dal riferimento, riguardo alle fonti di finanziamento, a fondi del Ministero dell’Istruzione per la realizzazione di scuole innovative: non vorremmo che l’intento sia quello di “mungere la vacca” alimentata dai cittadini che pagano le tasse per costruire, in una zona già congestionata e carente di verde, un edificio scolastico da offrire in dote a qualche soggetto privato operante in città”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Gennaio 2016
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