“Fermate il recupero del Calzaturificio Borri”
Busto a Sinistra presenta le sue opposizioni al piano di recupero dell'area: "Non è una vacca da mungere per qualche soggetto privato"
Perdita della memoria storica, incertezze sulle nuove destinazioni, rischi per il verde e dubbi sull’impatto della viabilità. E’ per questi motivi che Busto a Sinistra chiede di fermare il piano di recupero del Calzaturificio Borri.
L’amministrazione ha infatti avviato un progetto per recuperare l’area con un investimento complessivo di almeno 12 milioni di euro da dilazionare in tre fasi: “Un non piano -attacca Busto a Sinistra- che per l’area privata lascia aperte tutte le opzioni riguardo sia alle destinazioni sia alla tipologia di intervento e viene perfino prevista la possibilità di localizzare nell’area pubblica gli standard urbanistici (per esempio i parcheggi) relativi ai nuovi insediamenti del privato”.
Proprio per queste ragioni il movimento ha presentato una serie di opposizioni progetto dal momento che “per la parte pubblica le prospettive sono aleatorie, e tutte vincolate a interessi di natura privata”. Buona parte dei finanziamenti “dipendono dalle scelte che farà il privato proprietario del 25% dell’area” e dalla ricollocazione “di diritti volumetrici di proprietà comunale che, con la crisi che c’é, non comprerà nessuno”. Dunque, secondo il movimento che unisce le esperienze di Manifattura Cittadina, Sel e Partito Comunista “l’operazione del Borri andrà in porto solo a condizione di consentire la cementificazione di altre aree della città”.
Inoltre la previsione di realizzare un edificio per attività e funzioni di interesse pubblico utilizzando 3.090 metri quadri viene giudicata insufficiente sia perchè essendo “pari al 20% dell’area di proprietà pubblica, pregiudica la possibilità di restituire un’area verde di dimensioni non ridicole a una parte di città che soffoca nel cemento e nello smog” e anche perché “in questo caso tutte le opzioni sulle possibili funzioni restano aperte ma l’idea della giunta traspare dal riferimento, riguardo alle fonti di finanziamento, a fondi del Ministero dell’Istruzione per la realizzazione di scuole innovative: non vorremmo che l’intento sia quello di “mungere la vacca” alimentata dai cittadini che pagano le tasse per costruire, in una zona già congestionata e carente di verde, un edificio scolastico da offrire in dote a qualche soggetto privato operante in città”.
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