All’Università dell’Insubria una mostra virtuale su Mario Luzi
La mostra è visitabile da oggi sulla pagina dell'International research center for local histories and cultural diversities
«La cultura crea ponti, elimina distanze, avvicina l’ignoto, rende noto il lontano». È questo lo spirito con il quale Mario Luzi recensiva nel 1967, primo in Italia, il capolavoro del futuro Nobel Gabriel García Marquez «Cent’anni di solitudine», oggi pietra miliare della letteratura universale.
E queste parole sono quanto mai significative per cogliere lo spirito della mostra «Mario Luzi e la letteratura latinoamericana», una mostra che a causa della pandemia diventa virtuale, con il patrocinio dell’Università dell’Insubria e del suo International research center for local histories and cultural diversities diretto da Gianmarco Gaspari.
«Il poeta toscano, una delle maggiori voci del Novecento italiano, nelle vesti di cronista culturale del Corriere della sera apriva al lettore italiano gli occhi su un mondo nuovo, carico di energie e linfa vitale», spiega la curatrice Rosanna Pozzi, insegnante di liceo e cultrice della materia nel corso di Scienze della comunicazione dell’Insubria.
Pozzi ha creato una presentazione animata digitale pannello dopo pannello: sulle orme del saggio «Cronache dell’altro mondo» di Stefano Verdino, scorrono alcune tra le più significative recensioni di Luzi ai romanzi di Varga Llosa, Josè Maria Arguedas, Sábato, nonché a Borges, narratore e poeta.
La mostra era stata anticipata nel maggio 2018 alla Galleria Boragno di Busto Arsizio e sarebbe dovuta approdare nell’agosto 2020 in Perù, all’Istituto Italiano di Lima, con la collaborazione dell’ufficio Relazioni internazionali dell’Universidad Católica Sedes Sapientiae, ma l’evento è stato rimandato per la pandemia.
Interviene Gianmarco Gaspari: «Questa mostra rende omaggio alla grandezza di una letteratura che ha rivitalizzato la narrativa e valorizza un tema di grande attualità: il dialogo interculturale tra popoli e tradizioni diverse, a partire dall’interesse e dalla conoscenza di una cultura e letteratura altra rispetto a quella di appartenenza. Un gesto di solidarietà e d’incoraggiamento ancora più significativo oggi che la pandemia Covid 19 rende più complicato il confronto in presenza».
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