L’Ospedale Unico costerà mezzo miliardo di euro. “Ma è la cifra massima”

In audizione a Gallarate il dg Giuseppe Brazzoli difende le ragioni del nuovo polo unico e risponde con ironia ai dubbi su aree e costi. Si inizia a discutere del destino dei due ospedali attuali

gallarate generico

Sull‘ospedale unico Gallarate-Busto si va avanti, a suon di commissioni. Uno scenario in cui si discute della necessità di accorpare i due presìdi sanitari, ma anche dei numeri concreti della nuova struttura, dell’accessibilità, del destino delle future aree.

Sulla necessità non hanno dubbi Regione Lombardia, l’azienda sanitaria guidata da Giuseppe Brazzoli e i due Comuni, che hanno firmato il primo protocollo d’intesa. L’ospedale unico deve diventare un polo più moderno, «in grado di attrarre utenti ma anche medici, che vanno dove ci sono strutture all’avanguardia e migliori prospettive» ha spiegato subito il direttore generale dell’azienda, sentito a Gallarate in una riunione congiunta delle commissioni Welfare e Urbanistica, durata due ore e mezza.

Uno dei temi che subito si è affacciato è stato quello del destino dei due attuali ospedali, strutture in pieno centro (a Gallarate) e in zone appena esterne (a Busto).«I sedimi degli attuali ospedali serviranno a contenere tutto ciò che non è ospedale per acuti» ha spiegato Brazzoli. Il dg ha ipotizzato di mantenere in centro a Gallarate «la sede del distretto e tutte le altre sedi oggi in altre strutture sparse in città, come il Sert, la commissione invalidi e tutte altre attività per cronici, gli ambulatori specifici». Nel progetto preliminare si prevede di mantenere a Gallarate «il padiglione Boito (nucleo originale dell’ospedale, ottocentesco, ndr) e il padiglione adiacente» mentre a Busto è già stato spiegato che saranno mantenuti tre padiglioni. E il resto delle aree? «C’è spazio per il dibattito» ha chiosato Brazzoli, ipotizzando anche nuove strutture per anziani. Dalle file della maggioranza il consigliere forzista Leonardo Martucci ha ipotizzato invece «un parco», magari sull’intera area. «Un parco che dovrà essere uno splendore, è l’idea che sosteniamo come Forza Italia».

Dalle file delle minoranze Edoardo Guenzani di Città è Vita, ha comunque rimarcato che dalle aree dismesse passa «la Gallarate del futuro». La consigliera Pd Margherita Silvestrini ha anche richiesto che la definizione delle scelte venga fatta «con un percorso partecipativo che dovrebbe essere quello di una Variante urbanistica e non quello di un Accordo di programma» (che non prevede obblighi stringenti). Il destino delle aree comunque dovrà tenere conto anche del fatto che alcuni padiglioni – come la grande ala del Trotti-Maino e della maternità – sono di recente realizzazione e quindi una rinuncia totale è una scelta che non si prende a cuor leggero e con cui devono confrontarsi ipotesi di radicale rinnovamento.

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Il padiglione originario dell’ospedale di Gallarate, costruito nell’Ottocento su progetto di Camillo Boito

Altro tema più volte evocato è quello dell’accessibilità, che preoccupa – come utenti – soprattutto chi abita nelle zone centrali di Busto e Gallarate (e oggi ha gli ospedali molto vicini), anche se non bisogna dimenticare che l’ospedale serve un territorio molto più ampio, per cui l’accesso attraverso la superstrada 336 potrebbe essere un passo in avanti. Certo: rimane il problema di dover adattare la viabilità, perché è vero che l’area prescelta è vicina a tre infrastrutture portanti – Sempione, superstrada 336, viale Repubblica di Busto – ma è anche vero che si trova in una zona ad alto traffico e ad altri poli attrattori. «È palese che qualcosa andrà fatto, già oggi c’è una scuola che crea problemi. Vuoi vedere che con i nuovi accessi risolviamo anche un problema?» ha detto Brazzoli. Dal punto di vista di Gallarate, l’idea vagheggiata come ipotesi è anche il prolungamento di via Filzi, asse che conduce poi fino alle porte del centro città.

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I terreni a Beata Giuliana che saranno occupati dal nuovo ospedale

E le incertezze? La prima riguarda i costi, su cui non ci sono dati precisi, e il finanziamento. Sono alcuni dei punti toccati dalle domande venute soprattutto dalle file dell’opposizione, in particolare da Margherita Silvestrini: la consigliera Pd ha toccato diversi punti, ottenendo anche qualche battuta da Brazzoli e qualche rimbrotto dal presidente del consiglio comunale Donato Lozito, sui tempi della seduta. La cifra astronomica di 500 milioni? «Va intesa come un riferimento della spesa massima, ma non riguarda solo i costi di costruzione. Poi dipende da quello che ci mettiamo dentro». E il finanziamento project financing? «Gli organi regionali hanno già detto al sindaco: non preoccuparti, ci stiamo pensando» ha risposto con ottimismo Brazzoli, che ha anche aggiunto di considerare fattibile una corposa cessione alle città delle aree dei due ospedali attuali.

Tra le voci più critiche in questo ultimo anno c’è stata quella del Comitato Tutela della Salute del Varesotto, animato da numerose associazioni, partiti, sindacati. E in commissione è stato il sindaco Andrea Cassani a tirare in ballo le argomentazioni (meglio: una delle argomentazioni) del Comitato, «sparuto gruppo che speriamo diventi sparito al più presto». Il riferimento specifico è stato ai dubbi sul mantenimento del numero di posti letto attuali e sulla possibilità di garantire gli standard di spazi ospedalieri (qui i calcoli proposti dal gruppo di tecnici del Comitato). È vero che una struttura da 872 posti non avrebbe spazio sufficiente nelle aree definite? «Basta che non facciano una torre da 120 metri, con gli ascensori sarebbe un bel problema» ha esordito Brazzoli nella sua risposta, prendendo a spunto l’esempio di volumetria che era stato proposto dal Comitato per dare l’idea degli spazi necessari. «Ci sono 140mila metri quadri più altri in territorio di Gallarate: un po’ sopra, un po’ sotto ci starà» ha risposto Brazzoli con ironia (e scansando i numeri). «Magari facciamo qualcosa di gradevole, come hanno fatto i nostri nonni con gli edifici liberty che ci hanno lasciato».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 27 Ottobre 2017
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