Terzo settore e cultura, l’emergenza stravolge anche i contributi

Anche la Fondazione comunitaria del Varesotto ha dovuto "cambiare i piani in corsa", Ma nessuno resterà indietro. Cosa dicono Maurizio Ampollini, presidente, e Massimiliano Pavanello, segretario generale

Con versazione con la fondazione comunitaria del varesotto

Anche i contributi e il sostegno a terzo settore e cultura sono stati stravolti dall’emergenza Coronavirus: per capire cosa sta succedendo, e cominciare a intuire dove si sta andando, abbiamo provato a parlarne con Maurizio Ampollini, presidente e Massimiliano Pavanello, segretario generale Fondazione Comunitaria del Varesotto.

«Fino a fine febbraio lavoravamo a tutt’altro – conferma Massimiliano Pavanello – nei mesi precedenti avevamo fatto un lavoro su bandi innovativi, introducendo tematiche ambientali, luoghi della cultura, avevamo una mostra d’arte che doveva inaugurare il 5 di marzo… è rimasto tutto sospeso, e abbiamo dovuto di punto in bianco riposizionarci».

«Con l’arrivo dell’emergenza, abbiamo innanzitutto prestato attenzione al terzo settore, che risultava il più in difficoltà – aggiunge Maurizio Ampollini – Abbiamo perciò creato un contributo straordinario, con un indice di cofinanziamento che in certi casi arrivava fino al 90%».

In tutto, sono arrivati una quarantina di progetti: «Per il momento ne sono stati finanziati 18, erogando in tutto 158mila euro: 150 provenienti dalla fondazione e 8mila dalla raccolta fondi che abbiamo lanciato»

I progetti finanziati vanno dall’acquisto degli apparati di protezione individuale per ambulanze agli aiuti alle mense dei poveri, all’apertura diurna del dormitorio di Varese: «La prima fase non ha accontentato tutti, ce ne rendiamo conto, ma ha dato un segnale importante – continua Ampollini – A questo punto abbiamo ritenuto di avviare una seconda fase che mettesse in campo una somma importante, 450mila euro, che ora è disponibile»

Coronavirus, 450 mila euro per continuare a sostenere il terzo settore 

I contributi si possono richiedere ed erogare con una modalità semplificata e più snella del normale: «Lo facciamo per continuare in quest’ottica di presa in carico dei progetti che possano stemperare la ricaduta negativa di questa emergenza sulle persone, che hanno difficoltà qui e ora – spiega il presidente della Fondazione – Con questo secondo bando abbiamo ritenuto di dare continuità alla nostra disponibilità, affiancandoci alla raccolta fondi, e dare la possibilità ad alcuni dei progetti non finanziati con la prima fase di essere ricompresi».

Con versazione con la fondazione comunitaria del varesotto

IL FUTURO DEL TERZO SETTORE, VISTO DALLA FONDAZIONE

«Possiamo, a oltre un mese dall’inizio dell’emergenza, tracciare le criticità che sempre di piu arriveranno e che ora iniziamo a intuire – spiega il direttore della fondazione – L’intento della seconda fase quindi è ancora rispondere alle esigenze del sociale: il terzo settore è il nostro riferimento da sempre e anche ora, noi siamo l’ente che maggiormente finanzia i loro progetti».

La consapevolezza è che, passato il primo momento dell’emergenza, ci si troverà davanti ad altre sfide: «Il problema che emergerà non sarà quello dell’approvvigionamento fisico, ma del sostegno psicologico delle persone. Le ripercussioni sulla vita famigliare di chi è costretto in casa o disoccupato dovranno essere supportato anche dal punto di vista psicologico. Bisogna poter dare gli strumenti perchè gli enti del territorio possano fare la loro parte».

Visto dal punto di vista della Fondazione, il terzo settore ha saputo comunque reagire a questa situazione d’emergenza, che lascerà strascichi anche nel futuro: «Al di là del disorientamento dei primi giorni, e ad alcune difficoltà oggettive, come il fatto che lo zoccolo duro del volontariato sono i pensionati cioè persone che con l’emergenza hanno dovuto rimanere in casa, il terzo settore ha raccolto la sfida – ha sottolineato Ampollini – Hanno saputo elaborare progetti nuovi e ulteriori rispetto alla loro situazione normale. C’è sicuramente uno spazio per accrescere il suo ruolo ma bisogna fare un esame di coscienza, costruire alleanze, smettere di essere micro realtà e entrare in una dimensione piu appropriata. Anche il terzo settore finita la bufera sarà modificato: in parte rafforzato, in parte proiettato verso il futuro, in parte messo di fronte ai propri limiti».

DOPO I BANDI STRAORDINARI, TORNA “L’ORDINARIETA’” ANCHE PER LA CULTURA

«Per noi non mancherà però anche una terza fase, quella dell’ordinarietà – ha sottolineato però Ampollini – Ci aspettiamo che pur con fatica e limitazioni si ritorni a una vita normale. Quindi, abbiamo anticipato i fondi di tipo sociale per l’emergenza, ma manterremo in essere anche i bandi normali».

Tra loro ci saranno anche quelli destinati alla cultura, che tanto sta soffrendo questo periodo: «Questa è stata una presa di posizione netta del Consiglio – continua il presidente – Se è vero che ci sono emergenze fisiche, è vero anche che non di solo pane vive l’uomo. Noi manterremo con i bandi ordinari un modo di finanziare la cultura. L’unica differenza è che usciranno un po’ dopo, per poter mettere a disposizione fondi per l’autunno, in ambiti di attività che hanno pesantemente risentito della situazione»

La fondazione comunitaria del varesotto finanzia alcuni dei più grandi eventi culturali della provincia: la Varese Design Week, Il Terra e Laghi festival del Teatro Blu, il Baff, il premio Chiara, il Festival del teatro e della comicità a Luino, la produzione di opere liriche come la Tosca. «Dal punto di vista tecnico, le rassegne che dovevano realizzarsi in questo periodo in realtà hanno ricevuto già i nostri contributi, pur non potendoli utilizzare per la sospensione delle attività – spiega il direttore Massimiliano Pavanello – in questo caso come minimo ne proroghiamo i termini, ma abbiamo intenzione di concordare le modalità perchè questi fondi possano servire allo svolgimento del loro lavoro quando sarà possibile. Per il resto, noi ci siamo dati una dead line entro l’estate, i bandi si vedranno entro quell’epoca».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Aprile 2020
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