Gioie e difficoltà di essere “donne di scienza”: il racconto di Amalia Ercoli-Finzi e Beatrice Dal Pio Luogo

Parlare di Donne di Scienza che ce l'hanno fatta: era questo l'obbiettivo - centrato -  dell'evento organizzato da AIME  nella serata di martedì 23 novembre al Salone Estense di Varese

Generica 2020

Parlare di Donne di Scienza che ce l’hanno fatta: era questo l’obbiettivo – centrato –  dell’evento organizzato da AIME e condotto dalla giornalista Debora Banfi nella serata di martedì 23 novembre al Salone Estense di Varese.

“Donne, tecnologia e lavoro: le esperienze di due diverse generazioni a confronto”, un incontro che ha visto confrontarsi le esperienze di Amalia Ercoli-Finzi – ingegnere aerospaziale, laureata al Politecnico di Milano e professoressa dello stesso, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale, nonché membro dell’International Academy of Astronautic, Presidente del comitato per le Pari Opportunità e Delegata Rettorale per le Politiche di Genere del Politecnico di Milano –  e Beatrice Dal Pio Luogo, Laurea magistrale 2021 in Environmental and Land Planning Engineering presso il Politecnico di Milano con tesi in pubblicazione sulla rivista scientifica internazionale “Membranes MDPI” e vincitrice di “Youth in Action for Sustainable Development Goals 2019” con progetto sulla eliminazione delle microplastiche nei bacini di acqua dolce.

Due brillanti donne che hanno raccontato la loro esperienza di successo nell’ambito scientifico: innanzitutto una donna forte e caparbia come Amalia Ercoli-Finzi, che per tutta la vita ha combattuto gli stereotipi di genere per poter portare avanti la propria passione in un ambiente che in passato era sempre stato considerato prettamente maschile, e che “ha aperto la strada” alle giovani generazioni rappresentate dalla figura di Beatrice Dal Pio Luogo che, sempre non senza difficoltà ma con consapevolezza, è riuscita a farsi strada in questo mondo.

Amalia Ercoli-Finzi e Beatrice Dal Pio Luogo rappresentano due facce della stessa medaglia: due donne che hanno trasformato le loro passioni in un mestiere scientifico, in un mondo in cui non tutte le donne riescono ad affermarsi, raccontandosi in questa doppia intervista che ha messo in luce la forza di volontà, il coraggio e la determinazione che queste professioniste hanno messo e mettono tutti i giorni nel portare avanti il lavoro della loro vita.

«Io sono nata ingegnere – ha spiegato Amalia Ercoli-Finzi – ho sempre amato smontare gli oggetti per cercare di capire come funzionassero. Quando dissi ai miei genitori di voler studiare ingegneria, mio padre si disse contrario e invitò un ragazzo che conosceva che frequentava la facoltà perché mi parlasse e mi portasse a desistere dal mio intento. In realtà, però, la cosa però sortì l’effetto contrario. Più quel ragazzo mi parlava delle lezioni che seguiva, più mi veniva voglia di iscrivermi e così feci. Mio padre allora mi disse “mi raccomando, in cinque anni”. E io mi laureai in cinque anni esatti, con lode».

Una storia analoga, anche se di molti anni dopo, è quella di Beatrice Dal Pio Luogo: «La passione che mi ha portato a diventare un ingegnere ambientale nasce nella mia infanzia – racconta – Ho sempre amato osservare la natura, amavo anche scrivere, motivo per cui ho deciso di frequentare il liceo classico. Alla fine del percorso di studi superiore ho però capito che la mia strada non era quella di proseguire con degli studi umanistici. Volevo che la mia passione si trasformasse in qualcosa di utile, di concreto, per l’ambiente. Molti mi dicevano che, con il percorso di studi che mi lasciavo alle spalle, fare ingegneria non faceva per me: ma io sentivo che era la mia strada e quindi nonostante le difficoltà ho deciso comunque di intraprenderla».

Lavorare insieme non è però difficile: «Unendo capacità più affini ai due sessi riusciamo a ottenere ottimi risultati – ha spiegato Beatrice Dal Pio Luogo – Con gli uomini con cui lavoro io trovo grande cooperazione: unire capacità diverse per lo stesso obbiettivo va a vantaggio di tutti quanti».

Negli anni in cui Amalia Ercoli- Frinzi è entrata a farne parte, è un ambiente vissuto per la maggioranza da uomini quello dell’ingegneria, della scienza in generale, ma soprattutto l’ambiente universitario. Non mancavano infatti pregiudizi e disparità di genere e le donne erano considerate inadatte e inadeguate alle materie scientifiche: «Le  donne laureate hanno avuto il diritto di voto quarant’anni dopo gli uomini analfabeti – racconta – Chi è contrario all’emancipazione femminile? Senz’altro una parte delle donne, che non si fidano di loro stesse, perché fin da bambine si son sentite ripetere di non essere capaci, o di non poterci riuscite. Noi tutte dovremmo guardarci allo specchio e dire “sono bella, sono brava, sono intelligente” fino a quando riusciamo a renderci conto che siamo capaci di fare tutto. Ma soprattutto chi è che non vuole che le donne facciano mestieri “da uomo”? Gli uomini! La tecnologia viene considerata una cosa loro. Gli facciamo tanto comodo a casa a badare ai figli, a cucinare, a pulire. Una moglie sorridente che ti dice quanto sei bravo è facile averla, ma non è giusto. Non tutte devono fare ingegneria, ma se fosse un loro desiderio, devono sapere di poterlo fare».

«Il Politecnico è una scuola difficile – ha poi concluso – Quello che dico sempre alle mie ragazze è: se volete fare una carriera e se volete fare un lavoro che vi piace, un lavoro di interesse, dovete cercare una scuola difficile. Le scuole facili non vi danno una buona preparazione. E’ solo nelle cose difficili che noi dimostriamo le nostre capacità. Dopo la laurea, quando partecipavo a convegni dove magari io stessa dovevo parlare, è capitato più volte che mi scambiassero per una segretaria e mi mandassero a prendere il caffè. Allora sapete cosa facevo? Andavo a prendere il caffè, glielo porgevo e poi gli dicevo “ora che vi ho portato il caffè, lasciate che vi illustri cosa ne penso io dell’argomento di cui state parlando!” e li lasciavo tutti a bocca aperta».

 

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Pubblicato il 25 Novembre 2021
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  1. Dibi
    Scritto da Dibi

    La Prof. Finzi faceva lezioni di Meccanica Aerospaziale completamente “a braccio”. E diceva sempre: “Se qualcuno vi chiede di parlare del Momento della quantità di moto, vi vuole male”. Sante parole…

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