Scienza e Tecnologia
A dieci anni dall’esperimento Vhanessa una serata sui raggi cosmici
Lunedì 6 giugno alle 21 al Cine Grassi di Tradate il Gat (Gruppo astronomico tradatese) organizza un incontro con Marco Arcani autore dell’esperimento
Nel gennaio del 2012 il Gruppo astronomico tradatese (Gat), sotto la guida di Marco Arcani, tecnico elettronico ed informatico, realizzò un’impresa apparentemente impossibile sia per la complessità sia per i connessi problemi finanziari – è ben noto che il Gat è un’associazione privata che purtroppo non riceve mai finanziamenti esterni-. Quell’impresa denominata Vhanessa fu la ripetizione, con volo in pallone fino a 6mila metri di altezza, dell’esperienza con cui il premio Nobel Victor Hess, 100 anni prima, scoprì un flusso continuo verso la Terra di particelle cosmiche ( i raggi cosmici) provenienti da eventi violenti e lontanissimi, come supernovae e buchi neri in nuclei galattici.
Vhanessa fu un grande successo sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista scientifico: le misure effettuate con strumenti appositamente messi a punto da Marco Arcani replicarono infatti esattamente quelle di Hess, vennero presentate in Germania in un importante congresso scientifico mondiale e furono sancite da una pubblicazione scientifica su Astroparticle Physics (Elsevier). Intanto però, lo studio dei raggi cosmici ha fatto enormi progressi nei 10 anni trascorsi da Vhanessa e questo non solo dal punti di vista scientifico ma anche dal punto di vista pratico.
Dieci anni dopo quella scoperta, parlerà lunedì 6 giugno alle 21 al Cine Grassi di Tradate, lo stesso Arcani in una serata ci farà rivivere i momenti essenziali dello storico volo di Vhanessa e parlerà anche delle numerosissime applicazioni pratiche dei raggi cosmici, in particolari dei muoni, le particelle cosmiche più abbondanti (miliardi al secondo…) che arrivano al suolo. Essendo estremamente penetranti anche laddove nessuno strumento umano riesce ad arrivare, al giorno d’oggi è nata una nuova scienza denominata muografia, dove, grazie a rivelatori sempre più raffinati, con i muoni si riescono a realizzare vere e proprie “radiografie” dell’interno di vulcani (per stimarne la tendenza eruttiva), dell’interno di reattori nucleari (nel caso di incidenti come quello famoso di Fukushima in Giappone), dell’interno di Piramidi (per indagare sulla presenza di nascoste camere mortuarie).
Insomma una serie di applicazioni pratiche che mai ci saremmo immaginati da una disciplina così apparentemente lontana dalla vita di tutti i giorni: una dimostrazione in più che investire nella scienza Pura, ovvero nella ricerca di base è un’operazione fondamentale per il progresso di una civiltà tecnologica.