Botta e risposta fra periti nel processo Piccolomo
L’imputato parlerà nel pomeriggio, la moglie Thali Zineb attesa per oggi ha fatto avere un certificato medico dal Marocco. Udienza tecnica
Aveva assunto tranquillanti ma non sufficienti per provocare obnubilamento, solo quanto basta per lasciare tracce nel sangue di Marisa Maldera, secondo il perito delle difesa, il professor Mario Tavani alla guida dell’istituto di medicina legale di Varese dal 1983 al 2014. E l’auto sulla quale la donna viaggiava quella notte di febbraio di 15 anni fa guidata dall’imputato per il suo omicidio, il marito Giuseppe Piccolomo, potrebbe essersi in effetti ribaltata a bassa velocità dopo l’uscita di strada nel campo di Caravate, prima di prendere fuoco.
Lo ha detto, nella sua relazione, Rino Sartorelli, esperto di ricostruzioni cinematiche oggi ascoltato dalla Corte d’Assise di Varese.
Il dibattito più acceso si è registrato tuttavia sulle terminologie tecniche adottate per definire quante benzodiazepine sono state trovate nel metabolismo della vittima e se quanto trovato abbia fatto effetto. Per Mario Tavani le quantità di tranquillante trovato nel sangue non sarebbero sufficienti per causare un “effetto terapeutico” poiché il mancato passaggio della sostanza nelle urine – dove il principio attivo non è stato rinvenuto – indica l’assenza di efficacia del medicinale, il Tavor, “che secondo quanto riportato nel bugiardino produce effetti fra i 15 e i 40 minuti dopo l’assunzione”. Potrebbe essersi trattato quindi, secondo il perito, di un’assunzione sporadica e immediatamente precedente al rogo che ha ucciso la donna. O di un “falso positivo”: un errore, in pratica. Su questo probabilmente avverrà un ulteriore confronto col perito della difesa, la professoressa Cristiana Stramesi.
Sulle condizioni dell’auto il perito Sartorelli ha illustrato l’ipotesi del ribaltamento a bassa velocità nel campo, dimostrabile verificando alcune foto sul tettuccio della Volvo Polar, e dal “dequadramento” della portiera posteriore, con una notevole forza esercitata verso il basso. Il veicolo sarebbe poi tornato sulle quattro ruote: una sorta di manovra successiva che l’avrebbe portato nella “posizione di quiete” trovata dai primi soccorritori arrivati sul posto, a veicolo in fiamme.
L’imputato, in aula dietro le sbarre, verrà sentito nel pomeriggio (in realtà si rifiuterà di parlare, qui la cronaca nda) mentre la moglie Thali Zineb, attesa per oggi, ha fatto avere un certificato medico dal Marocco che attesta la sua impossibilità a muoversi.
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