Falso annuncio di lavoro a Varese, l’imbroglio continua
Dopo la prima segnalazione di settembre, tante altre sono arrivate alla nostra redazione. Vi proponiamo l'ultima in ordine di tempo
A settembre avevamo dato spazio a una nostra lettrice che metteva in guardia da un annuncio di lavoro che prometteva un posto da segretaria per una nuova apertura e invece portava a vendite porta a porta. La nostra lettrice ci scrisse di un colloquio “veloce e facile”, senza entrare nel merito del lavoro, in centro a Varese.
Da quell’articolo (leggi qui) a VareseNews sono arrivate altre testimonianze di questo annuncio ingannevole, l’ultima in ordine di tempo è arrivata oggi e vogliamo proporvela. Cambia qualche dettaglio – il luogo del colloquio è diverso ma sempre in centro a Varese – ma non il finale, purtroppo.
Sono stata contatta nella mattinata del 18/11/20 sul mio numero di cellulare da questo numero +3903321844550 chiedendomi disponibilità per un colloquio il giorno stesso verso le 17.30, anche io come la segnalatrice dell’articolo mi sono sorpresa all’inizio ma ho deciso comunque di presentarmi al colloquio.
Mi dicono di andare in Piazza Beccaria e che da lì dovrò richiamarli poi per ulteriori informazioni, il civico riferitomi poi è il 3A suonando il primo campanello a sinistra, telefonicamente e durante il colloquio questi signori (sempre le 2 segretarie e il “manager” elegante) si presentano solo con un nome diverso da quello sul campanello dicendo che gestiscono spedizioni, operazioni di magazzino e inserimenti di ordini (quindi sembrava un lavoro d’ufficio anche in riferimento a grandi marchi come Barilla, Lavazza, Mondadori, Strade per l’Italia, ecc) e che stanno per aprire una nuova filiale a Varese in Viale Europa (con sede principale a Vicenza).
Mi chiedono disponibilità per il giorno 19/11/20 per una prova sul campo con 2 ragazzi che lavorano già per loro, vengo portata a Besnate dove ha inizio la lunga giornata di porta a porta (sfortunatamente una volta capito il tutto non ho modo di tornare essendo senza macchina e non sapendo neanche la reazione che avrebbe avuto il “manager”).
Una volta tornata a Varese vengo riportata in ufficio per un test di 10 domande, di cui 5 relative a quanto imparato in giornata e 5 relative all’idea che mi sono fatta dell’azienda (si definiscono così), decido di averne abbastanza e con una scusa me ne sono andata di corsa senza più parlare col cosiddetto “manager”.
Spero vivamente che vengano svolte delle ricerche per cercare di fermare o evitare episodi simili in futuro, soprattutto in questo periodo difficile dove trovare lavoro sembra un miraggio, ma con questi episodi viene anche minata la fiducia che si ha nelle persone.
Grazie dell’attenzione, Roberta
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